Isola di Pasqua: la mia esperienza a Rapa Nui, l’isola dei moai

E’ finalmente giunto il momento di parlarvi del mio viaggio sull’Isola di Pasqua. Un grande sogno che è davvero diventato realtà. Mi ci è voluto un po’ di tempo per parlarvi dell’Isola di Pasqua, perché le emozioni sono state tante ed ho avuto bisogno di un po’ di tempo per poterle mettere in ordine.
Mi era successa la stessa cosa con l’India. Appena tornata dal viaggio tutti mi facevano molte domande, mi chiedevano “com’è l’India?” ed io non ero in grado di rispondere. Non sapevo cosa dire perché dentro di me provavo tantissime cose e non sapevo da che parte cominciare a parlarne. Avevo bisogno di “somatizzare” ed elaborare il tutto.
Lo stesso mi è successo una volta tornata dall’Isola di Pasqua.

C’è davvero moltissimo da raccontare su questo posto così unico e straordinario, per cui non voglio limitarmi ad un unico post. Qui vi parlerò delle prime impressioni, di quello che ho visto, facendo una sorta di riassunto del mio breve soggiorno a Rapa Nui.
Sicuramente vi parlerò in dettaglio della sua storia, delle usanze e dei misteri che ancora avvolgono l’isola nei prossimi articoli, per dare il giusto spazio ad ogni argomento.

Adesso però vi racconto la mia esperienza a Rapa Nui, la magica Isola di Pasqua.

Da Santiago a Rapa Nui

Credo di non aver chiuso occhio in hotel a Santiago, il giorno prima della partenza. Ero troppo agitata. Stavo aspettando quel momento dall’inizio del viaggio in Cile. Finalmente avevo tra le mani il biglietto aereo per l’aeroporto di Mataveri e tutto ciò non mi sembrava vero.
Ero stranamente silenziosa, con un sorrisino ebete stampato in faccia per tutto il viaggio dall’hotel all’aeroporto. Quando finalmente mi sono messa in coda per imbarcare il bagaglio, mi sono sentita un po’ invincibile perché stavo realmente partendo per l’Isola di Pasqua. Mi guardavo intorno cercando di incrociare gli sguardi delle altre persone in aeroporto e sorridevo in continuazione, come per dire “sì, sto andando proprio lì, lo sto facendo davvero”. Solo cinque ore mi separavano dal luogo che ho sempre sognato di visitare.

Generalmente non amo stare seduta dal finestrino, preferisco potermi muovere liberamente sugli aerei e scelgo sempre il corridoio, ma non in questo caso. Questa volta il finestrino era un obbligo. Volevo vedere con i miei occhi l’isola diventare sempre più grande sotto di me, fino al momento dell’atterraggio. Finalmente, dopo cinque ore, l’icona dell’aereo sul monitor si avvicina ad un’isola. Schiaccio così il tasto per schiarire il vetro del finestrino e poter vedere fuori. In lontananza ecco comparire Rapa Nui, circondata da chilometri di oceano.

L’aeroporto era piccolissimo, troppo piccolo per la quantità di gente che è arrivata sull’isola. Ogni giorno arriva a Rapa Nui un aereo da Santiago ed uno da Thaiti: l’affollamento in aeroporto mi ha fatto subito capire che quello che è sempre stato considerato uno dei luoghi più remoti al monto, non è poi così isolato.
L’accoglienza è stata in tipico stile polinesiano: la guida, Danny, ci ha salutati regalandoci bellissime collane di fiori. Dopodiché siamo andati in hotel, l’hotel Iorana, che in lingua locale significa “ciao”. Purtroppo ha iniziato a piovere, una pioggia quasi incessante che ha accompagnato tutto il mio soggiorno sull’isola. Questo però non i ha impedito di andare a perlustrare l’unico centro abitato di Rapa Nui: la cittadina di Hanga Roa.

Hanga Roa, il primo impatto con l’isola

Passeggiando per le strade di Hanga Roa provavo delle sensazioni strane, mi sembrava surreale essere finalmente arrivata in un luogo così remoto. Mi guardavo intorno per cercare i famosi Moai, simbolo indiscusso dell’isola. Ad un certo punto iniziai a vederne alcuni, solitari, che davano le spalle al mare. Il grande dubbio che mi assaliva era il seguente: erano veri o repliche? Alcuni sembravano troppo moderni per essere veri, altri invece, più consumati dal tempo, avevano un’aria molto più autentica.

Mi fermai così ad osservare un grosso Moai vicino al porticciolo di Playa Tortuga, quando sentii qualcuno che mi chiamava. Uno dei pescatori mi stava invitando a raggiungerlo vicino alle barche. Incuriosita mi avvicinai e mi disse “aquí hay tortugas, por eso se llama playa tortugas”( qui ci sono le tartaruge, per questo si chiama Playa Tortugas). Tra le piccole barche di pescatori ci saranno state una cinquantina di tartarughe marine che facevano capolino nell’acqua. L’uomo mi raccontò che tra quelle ce n’è una con cui lui era solito giocare da bambino, ed è ancora lì.

Primo giorno – alla scoperta dell’Isola di Pasqua

Rano Raraku

Isola di Pasqua, Rano Raraku - free soul on the road, elisabetta frega travel blogger

Il primo giorno alla scoperta dell’isola parte da uno dei siti principali: Rano Raraku. Si tratta della collina dove venivano intagliate le statue. La pioggia e la foschia avvolgevano questa grande distesa verde, interrotta qua e là da alcune rocce scure. Avvicinandomi mi resi conto che non si trattava di rocce, perché tutte avevano occhi, naso e orecchie: erano moai. Una volta intagliati, i moai venivano trasportati in diversi punti dell’isola. Capitava però che lungo il percorso cadessero e si rompessero, quindi venivano abbandonati lungo i pendii della collina.

Elisabetta FRega, travel blogger e i moai di Rano raraku

E’ stato emozionante passeggiare lungo il sentiero circondata da statue imponenti, che sorvegliano il territorio da secoli. Mi sentivo strana, incredula di essere giunta finalmente nel luogo che sognavo da tanto tempo, stavo realmente passeggiando tra i moai. Ero felice nonostante la pioggia, ma tutto quello che mi circondava mi sembrava strano, come se non fosse reale. Ero davvero lì? Guardavo le enormi teste di pietra con lo stesso stupore di un bambino che vede la neve per la prima volta. Ad un certo punto decisi di farmi scattare una foto, con alle mie spalle alcuni moai. Vedermi nello schermo della macchina fotografica vicino alle imponenti statue mi fece venire un brivido lungo la schiena ed iniziarono a scendere le lacrime. E’ stato in quel momento che ho capito di trovarmi davvero sull’Isola di Pasqua.

Tongariki

isola di pasqua - tongariki - free soul on the road, elisabetta frega travel blogger

Tongariki è il secondo sito che ho visitato sull’isola. Si tratta di un altare (ahu) situato in riva all’oceano sul quale si trovano 15 moai con le spalle rivolte al mare. Il sito era stranamente quasi deserto: di solito è super affollato da gruppi di coreani, cinesi e giapponesi, ma questa volta era tutto per me.

L’altare con i suoi moai, è stato interamente restaurato. I moai, che ad un certo punto della storia dell’isola furono abbattuti, sono stati rimessi sulla loro piattaforma rituale. Rispetto a quelli del sito precedente, questi hanno le cavità oculari lavorate. Cosa significa? Sono i moai terminati, pronti per essere sottoposti ad un rituale durante il quale gli venivano applicati gli occhi, fatti di pietra bianca e corallo. In questo modo i moai, potevano vegliare sul loro popolo, guardando i propri discendenti con i loro occhi. I moai infatti venivano eretti per ricordare i capi tribù di un villaggio. Erano una sorta di monumento funerario, infatti alla base dell’altare furono ritrovati alcuni resti umani.

L’esplorazione continua

Il tour continua alla scoperta di altri due siti interessanti. Il primo è Akahanga, dove si trovano i resti di alcune abitazioni del popolo rapanui. Si possono vedere le fondamenta delle antiche case, riconoscere il perimetro e le varie stanze. In alcuni punti del sito sono anche presenti gli unici alberi endemici dell’isola. Qui, in lontananza, si intravedono alcuni moai abbattuti.

Proseguiamo poi verso un sito che suscita molto interesse, conosciuto come “l’ombelico del mondo”. Si tratta di Te Pito Kura. Si tratta di una grossa pietra dalla superficie levigata, intorno alla quale si trovano altre 4 pietre più piccole. Ci sono molte credenze in merito a questa pietra: la sua alta concentrazione di ferro fa sì che si riscaldi maggiormente rispetto alle altre e le bussole non funzionino correttamente vicino ad essa. Per queste ragioni molti hanno attribuito poteri mistici alla pietra (cosa totalmente infondata).

Anakena

Elisabetta e i moai di anakena

L’ultima tappa della giornata è la meravigliosa spiaggia di Anakena, che sarebbe stata molto più bella senza la pioggia torrenziale. Circondata da moltissime palme, la spiaggia di Anakena è forse uno dei luoghi più incantevoli dell’isola. Purtroppo potevo solo immaginarmi la sua bellezza con il sole ed il cielo terso, perché sono stata costantemente sotto l’acqua. Poco oltre la spiaggia si trova un altro altare con imponenti moai allineati uno di fianco all’altro.

Secondo giorno – dai Moai alla gara dell’uomo uccello

Ahu Akivi

i sette moai dell'isola di pasqua

Il secondo giorno comincia con la visita del sito di Ahu Akivi, dove si trovano 7 moai allineati sull’altare che questa volta guardano il mare. A differenza degli altri siti, qui non sono stati trovati resti umani, quindi qual’era la funzione di questi moai? Gli studiosi si sono interrogati a lungo, fino a quando hanno fatto una scoperta straordinaria. I 7 moai sono posizionati in modo tale che esattamente qualche giorno prima dell’equinozio di primavera, siano orientati verso il sole che sorge. Le loro spalle invece, sono volte al sole che tramonta qualche giorno prima dell’equinozio di autunno.

Forse non erano abbastanza accurati gli strumenti dell’epoca per studiare gli equinozi ed i solstizi e dare i giorni precisi? Assolutamente no. L’altare serviva per predire l’arrivo dell’equinozio, in modo da potersi organizzare in funzione dell’arrivo delle piogge. Questa zona è infatti circondata da campi ed è oggi proprio come era al tempo dei primi abitanti dell’isola.
Ahu Akivi è un sito davvero particolare, è l’unico con questa funzione in tutta l’Isola di Pasqua.

Puna Pao

i pukhao

Osservando i moai, si nota che alcuni hanno sul capo una specie di “cappellino” di colore rossastro. Si tratta in realtà di un pukhao, un’acconciatura tipica polinesiana. I rapanui erano soliti portare i capelli raccolti in una sorta di chignon alto, posto al centro della testa.
Il Puna Pao è il sito in cui venivano estratte le pietre che poi, dopo essere lavorate, venivano poste sui moai terminati.

Ranu Kau

Il cratere del vulcano Ranu Kau sull'isola di pasqua

Rapa Nui è un’isola di origine vulcanica ed è ancora visibile il suo enorme cratere. Situato nell’angolo sud-occidentale dell’isola, Ranu Kau è quello che resta di un enorme vulcano. Il cratere ha un diametro di circa 1 km e la sua superficie è ricoperta da acqua dolce e piante lacustri. Una cosa interessante è che tra le piante che crescono sulle sponde di questo cratere, ne è stata scoperta una, molto utile in medicina. Si tratta di una pianta dalla quale è stato ricavato un immuno soppressore utilizzato durante i trapianti di organi, per evitarne il rigetto. Si tratta della Rapamicina il cui nome deriva da Rapa Nui, luogo della sua scoperta.

Orongo

Isola di Pasqua, elisabetta frega travel blogger ligure

Sicuramente è uno dei luoghi più straordinari dell’isola. Salire quassù è davvero incredibile e si è di fronte ad uno degli scenari più selvaggi di Rapa Nui. Orongo era un villaggio strettamente legato ai leggendari giochi che si svolgevano sull’isola. La gara dell’uomo uccello era un evento unico al quale partecipavano i migliori rappresentati di ogni tribù. La gara consisteva nel scendere dalla ripidissima scogliera, raggiungere a nuoto le piccole isole di fronte, arrampicarvisi e cercare il nido di un particolare uccello che vi nidificava. Bisognava poi trovare l’uovo di questo uccello, posizionarlo nell’apposito copricapo, e riportarlo integro a Rapanui. Chi riusciva nell’impresa garantiva onore e fama alla propria tribù, dandole il diritto di governare l’isola per un anno. Il vincitore poteva ricevere l’onore di farsi tatuare. Gli insediamenti presenti a Orongo erano abitati soltanto durante la competizione.

Si conclude la mia visita all’Isola di Pasqua

Isola di pasqua, elisabetta frega travel blogger

Come ogni volta in cui mi trovo in un luogo meraviglioso, mi sembra che il tempo sia passato troppo velocemente. Rapa Nui è piccola come isola e durante il mio brevissimo soggiorno ho sicuramente visto tutti i luoghi di maggiore interesse, ma ho come la sensazione di essermi lasciata qualcosa dietro di me. Forse è la voglia matta di tornarci per poter approfondire alcuni argomenti. Pensate che è possibile partecipare a tour guidati con archeologi, oppure tour notturni per ammirare le stelle…sicuramente mi piacerebbe tornare e vedere i moai illuminati dal sole.

E’ stato meraviglioso poter realizzare il sogno di visitare l’Isola di Pasqua, capire meglio la sua antica civiltà e vedere con i miei occhi gli imponenti moai. Non amo tornare negli stessi posti quando viaggio, ma ci sono luoghi come Petra, Angkor Wat e Rapa Nui, che meritano un mio ritorno.
Ed una parte di me sa che probabilmente rivedrò l’Isola di Pasqua prima di quanto immagino!

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